domenica 10 giugno 2012

Contro Facebook : ecco perché è un sito da evitare




Sono stato su Facebook qualche mese tra il 2008 e il 2009. Poi ne sono uscito perché turbato dal funzionamento, dalla quantità di informazioni inutili e dai suoi effetti di dipendenza sulla vita quotidiana.

Le ragioni degli "Anti-Facebook" sono molteplici e sono già state spiegate su numerose testate. Io ricapitolo qui quelli che secondo me sono i motivi per cui Facebook è un sito che porta più svantaggi che benefici.



1) La privacy. Ormai tutti sappiamo che iscrivendoci a Facebook regaliamo i nostri dati personali ad un'azienda che puo' farne quello che vuole. Eppure continuiamo ad iscriverci lo stesso. Perché? La Boétie scrisse nel 1500, nella Servitude Volontaire che l'uomo preferisce la servitù alla libertà : la prima infatti è più comoda della seconda, che implica la scelta e la continua ridefinizione dei nostri modi di agire. Chi è schiavo, invece, non decide più. Consegnando la nostra identità a Facebook e facendoci spiare 24 ore su 24 da un Grande Fratello molto più pervasivo di quello orwelliano, crediamo che la nostra vita acquisti un po' di importanza, in quanto più visibile e controllata dagli altri. Peccato che, a conti fatti, i risultati siano esattamente opposti a quelli auspicati.

2) L'individualismo esasperato. Il merito più rivoluzionario e straordinario di internet è quello di aver permesso a milioni di persone di accedere ad una quantità inimmaginabile di dati. Internet è infatti un mezzo di comunicazione aperto, che permette a tutti di aggiungere e di accedere alle informazioni. Facebook tradisce questo principio, perché non dà più la precedenza alle informazioni e ai contenuti, ma alle persone, che possono contattarsi e mettersi in comunicazione in base al criterio dell'amicizia o della conoscenza. I "profili" di Facebook sono delle banche dati dove ad essere schedate non sono più le cose, ma le persone. Tutta la struttura del sito ruota attorno all'immagine e ai dati personali di ciascun utente, che si muove nel network partendo sempre dal proprio profilo personale. "Internet" non è più un mondo aperto e smisurato in cui cercare informazioni divergenti e sconosciute, ma un "club" esclusivo in cui so già che parlero' con persone che la pensano come me e che leggero' contenuti che provengono da persone in generale a me affini.

3) L'ossessione dell'apparenza. L'ambizione di Facebook (purtroppo abbastanza raggiunta) è quella di convincere i suoi utenti che le loro pagine personali possono riassumere, se non, surrogare, la loro identità. Facebook è stato il primo social network a non pretendere più di racchiudere soltanto alcuni aspetti della personalità delle persone (libri letti, musica, etc.) ma di contenere la totalità della loro persona. Non è un caso se Facebook ci chiede come prima cosa la data di nascita, la scuola, l'orientamento sessuale, politico, etc. Da qui nasce l'ossessione di molte persone per la cura della propria foto o del proprio profilo : siccome ormai tanti credono di esistere soltanto se rintracciabili su Facebook, ecco che diventa fondamentale dare un'immagine sempre positiva e attraente di noi, a cominciare dalle foto, per continuare con le riflessioni e i commenti che si postano. Siccome la nostra immagine passa da un sito internet, è su quel sito che si concentreranno d'ora in poi i nostri tentativi di piacere agli altri (e si badi, quello di piacere agli altri è un obiettivo comune a tutti gli esseri umani fin da bambini, è la forma, che per la prima volta è completamente diversa).

4) Un nuovo modo di relazionarsi agli altri. Si arriva cosi' al punto centrale di Facebook. Mc Luhan ha dimostrato che la forma del messaggio incide profondamente sulla sua sostanza, quindi non mi si venga a dire che "Facebook è solo un mezzo come un altro, quello che conta è il modo in cui lo si utilizza". No, proprio per niente. Raffaele Simone, nel suo ultimo saggio "Presi nella Rete" (che consiglio a tutti) descrive il fenomeno dell'esattamento (neologismo), cioè il contrario dell'adattamento. Non siamo più noi esseri umani a creare oggetti che soddisfino al meglio le nostre esigenze, ma ormai sono gli oggetti a creare in noi esigenze del tutto superflue e ad incidere sul nostro modo di vivere. Dal momento in cui un gruppo di amici decide di comunicare via Facebook, a cambiare non è soltanto il modo di comunicazione, ma anche la sostanza. Su Facebook si assiste prima di tutto ad un raccapicciante ripiegamento su se stessi, sui piccoli problemi del proprio ombelico : basti pensare alla quantità di messaggi completamente inutili che ci si scambia sulla propria pettinatura o espressione in quella o quell'altra foto. In secondo luogo, Facebook standardizza, nel senso che il desiderio mimetico che è in ognuno di noi viene amplificato a dismisura dalle "notizie" degli amici che scorrono senza sosta sul nostro profilo. C'è quindi per converso una maggiore esitazione a trasmettere messaggi non in sintonia con quelli degli altri.

5) Un nuovo modello antropologico. Questo connubio tra individualismo estremo e attenzione a conformarsi alle aspettative degli altri, ci porta a dare di noi un'immagine distorta e spesso menzognera. La sfera emotiva dell'essere umano è troppo variegata e sfumata per essere ridotta ad un profilo on-line. Ecco che allora, per sentire attorno a noi l'accettazione e il gradimento delle altre persone, siamo costretti ad edulcorare la verità della nostra esistenza, dando di noi soltanto le notizie buone e trascurando sistematicamente gli elementi che potrebbero intaccare la nostra reputazione sociale. Se prima di Facebook c'era la possibilità di parlare di un problema alla volta privatamente con un amico (in base al quale si calibrava il registro e il tono del nostro messaggio), ora tutto è detto a tutti, con uno stile sempre positivo e ottimista che deve rassicurare e piacere a tutti. Non solo. Quando si inizia ad utilizzare regolarmente Facebook, non si decide più di svolgere tale o tale attività perché la riteniamo giusta o semplicemente ne abbiamo voglia, ma soltanto per poterla fotografare o per poterne parlare sui nostri amici di Facebook. Il Grande Fratello di Facebook, come la condizione della Servitù descritta da La Boétie, ci promette un avvenire in cui saremo liberi di essere più vicini alle "persone della nostra vita", ma in realtà ci chiude nella solitudine di un mondo virtuale dal quale crediamo di poter evadere soltanto "omologandoci" al potente occhio degli amici che ci siamo creati.


1 commento:

  1. Anch'io non ho MAI amato Facebook, tanto che non mi sono mai iscritta. C'è sempre chi riesce a pre-vedere...

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